venerdì 9 gennaio 2009

Un'emblema della letteratura umanistica quattrocentesca

Le Stanze per la giostra dell'Angelo Poliziano è un poema in volgare in ottave, composto in occasione della giostra organizzata nel 1475 da Lorenzo il Magnifico per celebrare il successo diplomatico.
Anche se il motivo principale della composizione è quello encomiastico, di cantare l'impresa di Giuliano, fratello di Lorenzo e vincitore della giostra; e anche se il titolo stesso dà l'impressione di un poemetto narrattivo che ci presenrerà lo svolgimengto della giostra, in realtà non si dà spazio alla descrizione dell'avvenimento reale come invece lo si canta nella Canzona di Bacco di Lorenzo che appartiene allo stesso genere di poesia in ottave; ad assumere il posto del tema centrale sono le vicende mitologiche della vendetta di Cupido e dell'innamoramento del giovane Iulio della ninfa Simonetta per cantare l'amore platonico dello stesso Giuliano per una donna fiorentina dallo stesso nome. Ciò ben rispecchia l'aspetto caratteristico della poetica del Poliziano: il comporre liberamente, secondo quell'ideale di "docta varietas", attraverso frequenti divagazioni soprattutto mitologiche.
Tuttavia, è proprio con il linguaggio del mito che l'opera del Poliziano può risultare come l'espressione emblematica dello spirito della cultura umanistica del secondo quattrocento, la quale ormai impregnata e che si nutre dell'idealismo neoplatonico: quello che il tocco mitologico ci raffigura è un mondo tutto formato da bellezza, candidezza e insomma tutte le perfezioni ideali cui l'umanista come il Poliziano aspira. Lo spirito idealistico-neoplatonico si ripercuote sia nella descrizione di Simonetta nella forma del tutto perfetta e ideale della figura femminile, sia nell'amore che il giovane Iulio prova per la ninfa: l'amore concepito e sviluppato nella dimensione spirituale, che si esprime nell'estasi della bellezza della fanciulla ed è inteso come il mezzo di perfezionamento spirituale.
E' stata dunque ereditata la concezione elaborata dalla poesia precedente. I versi del Poliziano sono pervasi da lucidi richiami a una serie di grandi esperienze della letteratura due e trecentesche, soprattutto quelle stilnovistica e petrarchesca, di cui si risente nella divinizzazione della donna, esplicitamente paragonata alla divinità, descritta cioè come creatura divina, nella ripresa di temi di onestà, umiltà, gentilezza ecc., tipici dello stilnovismo dantesco; e nella delicatezza e nella bellezza del paesaggio naturalistico che si rafforzano con quelle della donna-angela.
Mentre è in debito con le grandi scuole di letteratura precedenti per averne colto i motivi espressivi e concettuali fondendoli in una felice e armoniosa sintesi, il Poliziano le ha invece superate nell'elaborazione fomale attingendone la perfezione davvero senza precedente: la ricercatezza lessicale e la preziosità delle immagini costituiscono il contrassegno di tutta la sua poetica. Si coglie subito la grandezza del poeta se si comprende che, con i suoi versi, si è compito un enorme e decisivo passo in avanti nell'evoluzione in senso letterario del volgare ovvero della lingua nazionale: esso viene elevato all'altezza di una lingua capace di rivaleggiare con il latino classico che per secoli ha dominato il mondo della scrittura. In merito di tale contributo, la storia ha coronato il Poliziano di venerazione e fama eterne.


Xiaohui Zheng

1 commento:

  1. Ciao Xiaohui,
    va abbastanza bene: occorre intervenire su alcuni usi lessicali, ma si tratta di un intervento neanche sostanziale. Per il resto si coglie un filo logico nella trattazione, brava.
    Saluti,
    il prof

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