lunedì 3 novembre 2008

Il locus amenus dell'amore: le Stanze di Poliziano

All'interno della privilegiata cerchia laurenziana che si muove nel clima culturale fiorentino del Quattrocento spicca la figura di Angelo Poliziano che, componendo in lingua volgare ma anche in latino e greco, riesce a consolidare una cultura ferrata ed una forma stilistica ammirabile. Nel 1475, per festeggiare la riuscita pace fra le potenze italiane per propria opera, Lorenzo il Magnifico indisse una giostra alla quale il Poliziano prese parte con un componimento in stanze o ottave, ovvero il metro usato da Boccaccio, dando vita così alle 'Stanze per la Giostra'. L'opera si fa profeta dell'amore platonico che viene qui provato da Giuliano, fratello di Lorenzo nella realtà, per Simonetta Vespucci, donna fiorentina. Il poeta va a creare un personaggio, Iulo, che si dedica unicamente alla caccia, alla cura del corpo e che si astiene con disprezzo dall'amore, allora Cupido ordisce un inganno per vendicarsi attraverso il quale Giuliano, convinto di seguire una cerva, giunge all'incontro con la ninfa Simonetta di cui si innamora perdutamente. Oltre che un inno all'amore, le 'Stanze per la Giostra' sono una celebrazione della bellezza e della gioventù, caratteristica che traspare vivamente dalla descrizione del luogo all'interno del quale si muovono Iulo e la ninfa. Ogni elemento infatti si configura in quanto facente parte di una rigogliosa primavera che sembra quasi voler accompagnare la nascita del nuovo amore e la descrizione dell'ambiente esprime nella propria natura i sentimenti provati dal poeta. E' quindi fondamentale la ricorrenza, da parte del Poliziano, al topos tipico della poesia pastorale, il locus amenus. Sembra quasi che la scena descritta sia stata privata di temporalità e spazialità per essere consegnata ad un paesaggio onirico in cui ogni singolo particolare tende ad inneggiare all'amore che viene inteso come forza trionfante, elemento, questo, che manda a diversi richiami nella letteratura che va dalla letteratura greca e latina a quella petrarchesca. La figura di Venere, collocata all'interno delle Stanze, segnala il richiamo alla cultura del neoplatonismo, in cui l'amore viene appunto considerato come trionfo più alto dell'anima. All'interno della docta varietas, ovvero la tendenza alla varietà di trattamenti culturali, il Poliziano, nelle sue Stanze, privilegia quindi la potente forza dell'Amore.

Luana Cau

lunedì 20 ottobre 2008

Poliziano e l'ideale della docta varietas

Le Stanze per la giostra sono un poemetto in ottave composto da Angelo Poliziano nel 1475 in occasione dell’evento organizzato da Lorenzo il Magnifico per celebrare il raggiunto accordo di pace fra le principale potenze italiane.
Come sottolinea però Ghino Ghinassi nel suo saggio intitolato Il volgare letterario nel Quattrocento e le Stanze di Poliziano “di cantare la giostra si manifesta, a varie riprese, solo l’intenzione”. L’opera infatti si propone di cantare principalmente l’amore platonico di Giuliano, fratello di Lorenzo e vincitore della giostra, per una donna fiorentina, Simonetta Vespucci.
Nel primo libro si narra del primo incontro tra i due, avvenuto a causa di un inganno ordito da Cupido, che voleva vendicarsi di Iulio perché questo, in precedenza, aveva preferito la caccia all’amore. Dall’analisi di questi versi, si possono notare diverse analogie, nella descrizione della giovane in particolar modo, con la poesia petrarchesca e dantesca. Simonetta, così come Laura e Beatrice, ha i caratteri di una creatura divina, è avvolta da un candore luminoso (“Candida è ella e candida la vesta”, v1) ed è tanto bella che la sua figura illumina e condiziona la natura. Per quanto riguarda l’influenza di Petrarca, l’identificazione della donna amata con una candida cerva appare già in un celebre sonetto del Canzoniere. Chiari sono inoltre i riferimenti alla poesia Chiare, fresche et dolci acque, il più significativo di questi al verso 40 (“levossi in piè con di fior pieno un grembo”) che riprende il verso di Petrarca (“una pioggia di fior sovra ‘l suo grembo”). Il parlare di Simonetta è divino (“ogni aura tace al suo parlar divino”, v15), elemento presente anche nella poesia dantesca Tanto gentile e tanto onesta pare (“ch’ogne lingua deven tremando muta”). Ella è descritta come umile e piana (v17) carattere tipico della donna stilnovista, ed inoltre impersona l’Onestà, la Gentilezza, la Beltà e la Leggiadria, procedura tipica in Poliziano, sempre di derivazione stilnovista. Il verso 16 (“e canta ogni augelletto in suo latino”) oltretutto riprende il verso della poesia Fresca rosa novella del celebre poeta Cavalcanti (“e cantino gli auselli /ciascuno in suo latino”).
Ma i riferimenti anche ad altri autori sono molteplici, tra questi ricordiamo anche Boccaccio, in relazione al metro utilizzato, Ficino per quanto riguarda la concezione dell’amore che emerge, ma anche autori della poesia antica. L’inizio del discorso di Iulio (“-O qual che tu sia, vergin sovrana,/o ninfa o dea- ma dea m’assembri certo;/ se dea, forse se’ tu la mia Diana;/ s pur mortal, chi tu sia fammi certo”) si rifà infatti alle parole pronunciate da Ulisse, quando Nausicaa appare davanti ai suoi occhi ( “Sei dea o sei mortale? Se dea tu sei […] Artemide certo[...] per bellezza e grandezza figura mi sembri”).
Si può quindi affermare che in questa poesia si realizza pienamente l’ideale polizianesco della docta varietas, cioè della mescolanza e fusione di elementi attinti da fonti diverse.

Federica Bozzo

venerdì 17 ottobre 2008

Angelo Poliziano: l'amore nelle stanze della giostra

Le “Stanze per la giostra” nascono inizialmente come tema encomiastico, volto a celebrare la vittoria di Giuliano, fratello di Lorenzo il Magnifico.
Le stanze, poemetto in ottave, si inseriscono in parte nella tradizione dei romanzi cavallereschi, anche se a dire il vero, appaiono più simili ai componimenti in ottave, a carattere prettamente umanistico, con sovrapposizioni mitologiche.
In realtà Le stanze non hanno stretti legami con alcun genere; riflettono piuttosto la cultura e la sensibilità letteraria del Poliziano.
L’opera canta l’amore platonico di Giuliano per la nobildonna fiorentina Simonetta Vespucci.
In realtà l’opera rimarrà incompiuta, anche per l’avvenuta morte, in momenti diversi ma ugualmente tragici, dei due protagonisti.
Giuliano vi è rappresentato come un giovane, bello e coraggioso, amante della caccia, lontano dall’amore..
Cupido, per vendicarsi di ciò, fa apparire durante una battuta di caccia, una splendida cerva che il giovane insegue senza mai raggiungerla.
Alla fine la cerva scompare, trasfigurandosi in una ninfa bianco vestita:
E’ la bellissima Simonetta di cui Giuliano si innamora.
Nel secondo libro dell’ opera, Venere decide che Giuliano mostrerà le sue virtù e le sue doti in una giostra.
Qui il libro si interrompe.
C’è, in questa opera, il trionfo della bellezza e della gioventù, sullo sfondo della natura trionfante nella primavera.
E’ notevole anche l’influenza del Petrarca, soprattutto nell’allegoria della cerva, ma si notano anche riferimenti a Dante, Boccaccio, e talora anche alla tradizione letteraria latina.
Il tema dell’amore e di Venere indica anche influenze neoplatoniche : l’amore è il fondamento dell’universo e guida le creature alla ricerca di Dio.
Tutti questi molteplici riferimenti letterari sono in Poliziano fusi mirabilmente : l’amore non è solo una esperienza umana ma soprattutto ci eleva ai livelli più alti della conoscenza.


Davide Pirisi

mercoledì 15 ottobre 2008

Amore Bivalente.

Angelo Poliziano,umanista della seconda metà del '400 nella sua opera principale"Stanze per la giostra"esalta due temi. Il primo è un motivo encomiastico,mira infatti ad esaltare la signoria medicea ed in particolare Giuliano de' Medici;il secondo è un tema non del tutto originale,ma analizzato nei secoli da molti letterati :l'amore platonico. Passo molto rilevante è quello che tratta l'apparizione della bella Simonetta al giovane Iulio.Egli non credendo nel vero amore,ma preferendo a questo sentimento la caccia,viene imbrogliato dal dio Cupido che crea una finta cerva,la quale inseguita da Iulio lo porterà ad incontare la ninfa Simonetta di cui s'innamorerà perdutamente.Questo incontro,non può che essere definito Amore. La descrizione di quest'ultimo, o meglio la causa scatenate viene descritta sulla base di due importantissimi stili che hanno determinato le composizioni precedenti a Poliziano. In primis lo stile provenzale da cui viene tratto appunto il rapporto tra uomo e donna dove è quest'ultima ad essere maggiormente esaltata tanto da esserne servili. In queste ottave sono i colori che richiamano lo stile,quelli utilizzati per descrivere Simonetta sono tenui e stanno ad indicare tutta la dolcezza e la bontà della donna amata.(e.g. v.1 candida è ella, e candida la vesta). Secondo stile a risaltare,non per questo meno importante è il dolce stil novo,del quale importantissimo esponente fu Dante. Lo stile afferma un nuovissimo concetto di amore e di conseguenza della donna che diventa la donna angelo,poichè ad essa appartiene la virtù e la responsabilità d'intercedere tra l'uomo e Dio.(e.g. v.3 dall'aurea testa; v.4 umilmente superba)tutto questo sta ad indicare e ad enfatizzare quanto l'amore nettamente platonico,abbia influenzato qualsiasi tipo di scrittore e scrittura. Per decenni si è trattato questo sentimento che ha un duplice risvolto,difatti l'amore non porta solo gioia e felicità,ma anche dolore,sofferenza,patimenti qualora la propria donna-angelo se pur buona e dolce non ricambi il sentimento dell'uomo che tanto la eloggia e la esalta. Possibilità che viene riportatat anche nelle ottave di Poliziano,infatti l'amore è determinato dalla dea Afrodite,dal suo umore e sopratutto dalla sua felicità (e.g. v.23 tanti cori Amor piglia,fere o ancide,quanto ella o dolce parla o dolce ride.). Di estremo esempio per questo è Catullo,servile fino allo stremo per la sua bella Lesbia che lui tanto ama,per cui perisce terribili pene d'amore ;poichè ella ama tutti tranne che il suo umile poeta che le dedica poesie appassionate (e.g. carme 5,carme 51). Il poeta latino solo nel carme 72 capisce chi sia verante la donna che tanto ha amato dinfatti la disprezza con parole aspre.

Federica Mastino

Le stanze di Poliziano e il ritorno del motivo petrarchesco

"Le Stanze per la giostra" è un poemetto in ottave scritto nel 1475 da Angelo Poliziano.L'occasione per cui nacque quest'opera fu la vittoria di Giuliano de'Medici ad una "giostra"(ovvero dei giochi pubblici), organizzata dal suo celeberrimo fratello Lorenzo per festeggiare la riuscita dell'operazione diplomatica che, nel 1474, portò ad un importante accordo di pace tra le principali potenze italiane.
L'opera, però, non si propone solo come elogio a Giuliano de' Medici, ma anche come celebrazione dell'amore platonico di quest'ultimo per Simonetta Vespucci:l'amore infatti ha una funzione fondamentale nell'opera, poiché agisce come "chiave" attraverso cui aprire il cuore del giovane che, per la prima volta, si innamora.
Ciò che cattura l'animo di Giuliano nella storia è la bellezza, la beatitudine, e l'incorruttibilità della fanciulla che appare come un raggio di luce sulla scena del racconto.
La descrizione della ragazza, che impersonifica Simonetta, ha il carattere tra lo spirituale e il carnale della poesia petrarchesca:per esempio si ritrova il motivo degli occhi accesi d'amore nella quarantaquattresima stanza "Folgoron gli occhi d'un dolce sereno,/ove sue face tien Cupido ascose,/l'aier d'intorno si fa tutto ameno,/ovunque gira le luce amorose", che Petrarca in 'Chiare, fresche e dolci acque' descrive così: "[...]ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse";
o ancora, per citare altri esempi, l'aura divina ("o qual tu sia, vergin sovrana o ninfa o dea",stanza 49), il portamento ("il dolce andar soave") e il riso ("ella o dolce parla o dolce ride") che Poliziano descrive nella quarantacinquesima stanza, hanno tratti molto simili ai versi 55-58 di 'Chiare, fresche e dolci acque' che recitano così:"Costei per fermo nacque in paradiso./Così carco d'oblio/ il divin portamento/ e 'l volto e le parole e 'l dolce riso".
Inoltre ci sono elementi del Neoplatonismo di Marsilio Ficino, il quale riteneva che l'amore fosse il fondamento dell'universo (poiché è attraverso di esso che avviene la creazione)così come risulta avere una funzione fondamentale nell'opera.
Lo stile di Poliziano, dunque, fonde i vari aspetti che caratterizzavano la cultura del suo tempo, mescolandoli armoniosamente, ma non per questo rinunciando ad uno stile omogeneo e originale che da quest'opera emerge.

Eugenia Capula

“LE STANZE PER LA GIOSTRA DI POLIZIANO: INNAMORAMENTO E AMORE”

Poliziano nelle stanze per la giostra canta la nascita dell’amore. Poemetto in volgare in ottave.
Amore: scelta inevitabile, sentimento che colora la vita di ogni persona. Simonetta Vespucci è la musa ispiratrice, Iulio e Cupido sono i protagonisti dell’espressione più alta della nascita dell’amore; l’innamoramento : l’incontro di Iulio con Simonetta e il turbamento cui consegue lo sconvolgimento psicologico che fa nascere il desiderio di ricercare dentro di se la via della conoscenza. Sentimento irreale non tangibile divino come divina è la figura di Simonetta “-O qual che tu ti sia, vergin sovrana o ninfa o dea” (versi 49 e 50), come anche “candida ella e candida la veste” (verso 1) – “tanti cori Amor piglia, fere o ancide” (paragonata a tre figure mitologiche: Talia, musa della lirica; Minerva, dea della guerra; Diana, dea della caccia).
Simonetta viene sempre riproposta come una figura fuori dalla forma umana, superiore, come superiore è il sentimento dell’innamoramento. La preziosità delle immagini rispecchia la perfezione di questo momento, la nascita dell’amore, processo di perfezionamento psicologico morale, fulcro dell’intero componimento.
Socrate: “Non ti chiedo, Ippotale, se sei o no innamorato di qualcuno. So che non solo ami, ma hai già fatto molto cammino sulla via d’amore. Nelle altre cose valgo ben poco; ma, non so come, ho ricevuto da un dio questo dono: d’indovinare a colpo d’occhio chi ama e chi è amato” (Platone: Dialoghi sull’amicizia e sull’amore).
In questo componimento per la giostra la lingua di Poliziano raggiunge la sua forma più alta poiché vengono portate ai livelli più alti le premesse già impostate nell’ambiente dell’umanesimo fiorentino: l’individuazione verso una forma che coniughi la semplicità all’eleganza, la presenza delle citazioni dotte, le allusioni letterarie, la cura per la musicalità e l’armonia dell’espressione. Grazie all’attenzione verso le consonanze e le assonanze le parole si trasformano in musica.
Alberto, Maria Piras

L'amore nelle "Stanze per la giostra", lo stile di Poliziano

Fu nel 29 gennaio 1475 che Lorenzo il Magnifico, signore di Firenze, decise di organizzare una giostra commemorativa dell'accordo di pace tra le principali potenze italiane, stipulato l'anno precedente. Proprio grazie a tale giostra il poeta umanista Angelo Poliziano diede vita ad un poemetto, considerato il suo capolavoro, le "Stanze per la giostra"; tale poema, però, rimase incompiuto, a causa della morte di Giuliano de' Medici, fratello di Lorenzo e protagonista del poemetto, sotto il nome di Iulo, giovane aitante e assai esperto nella caccia, sprezzante però dell'amore, e pertanto oggetto della rabbia di Cupido, che con un astuto stratagemma lo porta al cospetto della bellissima ninfa Simonetta. L'amore platonico tra i due è il tema su cui verte il poema, cosa oltremodo insolita, essendo l'opera un componimento in "ottave" e dunque di carattere puramente celebrativo di giochi e gare; tuttavia, l'ambiente della giostra entro il quale si svolge la vicenda non è altro che un'espediente, come sottolinea anche Ghino Ghinassi, che non impedisce certo al Poliziano di inserire argomenti e tematiche secondo il suo gusto, citazioni da altri celebri autori, come la candida cerva che conduce Iulo dalla ninfa, di influenza petrarchesca, riferimenti a poeti volgari come Dante, e ancora altri autori greci e latini del calibro di Ovidio, Virgilio e Claudiano (de raptu Proserpinae). Essenziale è anche la ripresa dei caratteri dell'orfismo che si ritrovano nel comportamento di Iulo, dedito alla caccia e votato alla castità come la dea Diana; da tali comportamenti ci si può liberare, secondo Poliziano, solo con la scoperta dell'amore e il totale abbandono ad esso, pena una lugubre prospettiva di morte, cui andrebbe incontro Iulo con il suo comportamento, anche questo suggerito dal fatto che la dea Diana non solo è associata alla caccia ma anche alla morte.
A questo punto l'importanza dell'amore è palese nel componimento. Non solo è referente di un messaggio morale, ma influenza anche lo stile di Poliziano, tanto tendente alla perfezione linguistica per mezzo di riusciti connubi tra i vari stili letterari e un lessico molto selezionato, quanto propendente al perfezionare l'opera moralmente e psicologicamente attraverso l'amore, nucleo insieme tematico e ideologico del poema.

Stella Corda

Le Stanze per la Giostra: un amore "incompleto"

Le Stanze per la Giostra è un poemetto in ottave composto in volgare da Angelo Poliziano nella seconda metà del ‘400 e rimasto purtroppo incompiuto. L’autore si impone di raccontare l’amore platonico di Giuliano, il fratello di Lorenzo il Magnifico, per una donna fiorentina di nome Simonetta. Il protagonista è un personaggio coraggioso dedito più alla caccia che all’amore; ciò suscita la gelosia di Cupido che durante una battuta di caccia fa apparire agli occhi di Giuliano una cerva splendida. Il dio, essendo la cerva irraggiungibile per il cacciatore, fa apparire al posto dell’animale una ninfa vestita di bianco, Simonetta, creatura divina, di cui egli si innamora subito. Perciò Venere decide che il giovane dovrà mostrarsi valoroso in una giostra, ma a questo punto l’opera si interrompe.
Dal punto di vista formale e in base l’iniziale intenzione dell’autore, secondo Ghino Ghinassi, l’opera va inserita nella tradizione in cui le ottave celebravano giochi, giostre e gare. Però di ciò rimane solo l’intenzione, poiché l’opera è rimasta incompleta e di conseguenza il fulcro non è quello che l’autore aveva in mente. Infatti le Stanze sono legate molto poco al genere dei poemi narrativi in ottave, esse non hanno precisi legami con un genere particolare, ma rappresentano perlopiù il gusto personale dell’autore.
Dopo l’accurata lettura di otto ottave del primo libro delle stanze per la giostra si può capire come Simonetta, la creatura divina, sia veramente paragonabile ad una musa o ad una dea: è la personificazione di concetti astratti, come l’onestà o la gentilezza, personificazione che è proprio tipica di Poliziano. Ed a causa di questo carattere divino della donna, Giuliano vive un’esperienza mistica che lo spinge ad un cambiamento psicologico: da cacciatore che disprezza l’amore, diventa un cacciatore alla ricerca dell’amore come sua preda. Amore che perciò ha un carattere iniziatico, che rappresenta il passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta. Infine riguardo allo stile, va assolutamente detto che esso è molto raffinato ed elegante.
Si può perciò comprendere come Ghino Ghinassi nel suo Il volgare letterario nel Quattrocento e le “Stanze” del Poliziano possa avere fondate basi sulle sue idee sopraccitate, nonostante sia evidente un’influenza non solo di Petrarca, ma anche di altre tradizioni volgare, da Dante a Boccaccia. E inoltre Poliziano mostra la conoscenza della corrente del Neoplatonismo, con l’utilizzo della figura di Venere. L’autore non riesce a concentrare la sua opera sulla giostra, come era sua intenzione, intuibile dal titolo, né segue uno stile e un genere ben preciso: sono presenti appunto alcune influenze di correnti passate, ma senza dubbio è il gusto dell’autore e proprio l’assenza da alcun tipo di genere che rendono le sue ottave, un opera degna di merito e di ammirazione, nonostante non sia mai stata completata.


Davide Caneo
Poliziano: " tra arte e poesia"

Le Stanze per la giostra sono un poemetto scritto in ottave da Poliziano, con l'intento di celebrare il trionfo in una giostra di Giuliano De Medici, fratello di Lorenzo.L' opera rimase incompleta a causa dell' uccisione di Giuliano, vittima della congiura ordinata dalla famiglia dei Pazzi.Come scrive Ghino Ghinassi ne "Il volgare letterario nel Rinascimento" le stanze si inseriscono dal punto di vista formale e nelle intenzioni dell' autore in quella tradizione creatasi nel '400 che aveva sfruttato l' ottava dei romanzi cavallereschi per celebrare con intenti encomiastici giochi e gare.Oltre a sviluppare il tema encomiastico l' opera si propone di cantare l' amore di Giuliano nei confronti di una donna fiorentina, Simonetta Vespucci; proprio in tale ambito emerge la concezione Platonica dell' amore, che si inserisce nel quadro di una natura lussureggiante e di un mondo mitologico ispirato alla tradizione classica. Molteplici sono gli spunti tratti dal passato da Poliziano nella composizione delle stanze: elementi Danteschi, Petrarcheschi (l'identificazione della donna amata con una candida cerva,appare già in un celebre sonetto del Canzoniere), Boccacceschi e "topoi" letterari di provenienza classica coesistono armoniosamente in quella che è la creazione di un "quadro" ricco di immagini, suoni, colori che propongono l'antico ideale di una vita vissuta in piena uniformità e sintonia con l'ambiente naturale circostante.Altri elementi di chiara derivazione classica sono dati dalla presenza di divinità pagane che manifestano il caratteristico gusto Rinascimentale per la tradizione antica riscoperta nello studio, nella contemplazione e nel messaggio morale e comportamentale che si ritova nei testi classici. Di particolare rilievo è la figura di Giuliano che incarna l'ideale di bellezza e giovinezza esaltando lo sfondo di un paesaggio illuminato dalla Primavera, nel quale, come scrive Poliziano regna umile e superba, regale e mansuata la ninfa Simonetta che, con il suo sguardo è capace di placare le tempeste e con il suo viso dolcemente dipinto di bianco allieta le creature del bosco che tutt' attorno si rallegrano e cantano felici. La composizione è portatrice di uno stile dotto e raffinato tipico di Poliziano, che rimarca il gusto galliardo e vivace della tradizione antica, fonte di ristoro e piacere intellettuale per l' Umanista che mira all' esaltazione del connubio tra bellezza, amore, poesia, filosofia e arte, intesa come rivelazione più profonda di ogni saggezza e felicità.


Matteo Sini

Le Stanze di Poliziano: perfezione e imitazione

La letteratura del secondo Quattrocento è caratterizzata dalla ripresa da parte degli autori di questa corrente dell’uso del volgare, con l'intento di elevarlo al livello di perfezione delle lingue classiche. Il volgare è d’altronde la lingua prediletta dalle tre colonne della letteratura pre-umanista: Dante, Petrarca e Boccaccio, anch’essi considerati, alla stregua degli autori dell’antichità classica, come modelli da imitare. Il maggiore tra questi autori viene considerato Angelo Poliziano, poeta che, in una prospettiva di ricerca solitaria e affinamento individuale, aspira alla perfezione formale delle opere, la quale si riflette nei protagonisti come raggiungimento di una perfetta edificazione morale e psicologica.
Le Stanze per la giostra, celebre opera composta dal Poliziano in occasione della giostra indetta da Lorenzo il Magnifico (Poliziano era tra gli artisti della cerchia medicea), riassumono bene le tendenze letterarie del periodo in questione.
Era di uso comune fra gli artisti l’utilizzo dell’ottava, schema metrico tipico dei romanzi cavallereschi, nelle composizioni che avessero lo scopo di celebrare giochi e gare. Nelle Stanze per la giostra, infatti, Poliziano adotta come schema compositivo l’ottava, il metro già impiegato dal Boccaccio nel Filostrato. A questo proposito, Ghino Ghinassi (autore del saggio “Il volgare letterario nel Quattrocento e le Stanze del Poliziano”) giudica l’operazione di Poliziano della scelta dell’ottava come schema metrico, affermando che queste ospitano un contenuto che non è strettamente narrativo, ma nemmeno totalmente celebrativo, come sarebbe dovuto essere se si fosse assecondata l’intenzione con cui l’opera prende vita.
Secondo il Ghinassi, l’opera “non ha il suo centro dove il poeta aveva mostrato l’intenzione di porlo” poiché Poliziano avrebbe trascurato l’aspetto encomiastico soltanto preannunciato nell’incipit delle Stanze : «lo glorioso tuo fratel cantiamo che di trofeo rende giulìo il chiaro sangue e di secondo ramo». I contenuti a cui invece dà maggiore importanza, in virtù del suo gusto letterario di comporre in libertà, sono “i materiali che attraevano il suo gusto”, ossia tutte quelle tematiche che hanno provenienza pre-umanista: le Stanze risentono dell’influenza petrarchesca, e sono chiari i riferimenti alle tematiche dello Stilnovismo.
Nel primo libro delle Stanze, Cupido per vendetta fa innamorare Iulio, giovane dedito esclusivamente alla caccia e sprezzante dell’amore, di Simonetta, donna che dapprima gli si presenta in una selva sotto l’aspetto di una candida cerva. Il particolare della donna che appare come candida cerva è ripreso da Poliziano da un sonetto del Canzoniere: “Una candida cerva sopra l’erba/verde m’apparve…”. Il riferimento alle composizioni di Petrarca è riscontrabile inoltre nella stanza in cui la donna viene immortalata seduta nell’erba (la verdura, termine che compare nello stilnovista Guinizzelli) in questo modo: “E come prima al gioven puose cura,/alquanto paurosa alzò la testa;/poi colla bianca man ripreso il lembo,/levossi in piè con di fior pieno un grembo”. Sembra la medesima donna ritratta da Petrarca nella canzone “Chiare, fresche et dolci acque”: “Da’ be’ rami scendea/(dolce ne la memoria)/una pioggia di fior’ sovra ‘l suo grembo;”.
Il modo in cui avviene l’approccio tra i due giovani, ossia il tipo di domande che Iulio pone a Simonetta, richiamano il modello omerico dell’incontro tra Ulisse e Nausicaa nella terra dei Feaci: nel VI canto dell’Odissea, Ulisse parla in questo modo: “Io mi t’inchino, signora: sei dea o sei mortale?”; è lo stesso dubbio che a primo impatto investe anche Iulio: “- O qual che tu sia, vergin sovrana/o ninfa o dea (ma dea m’assembri certo)…” La donna, inoltre, va in compagnia di Onestate e Gentilezza, valori fondanti dell’universo stilnovista, che vengono personificati in accordo con la teoria platonica delle idee, ripresa dai pensatori del secondo Quattrocento, in particolare da Marsilio Ficino, di cui il poeta fu allievo nel periodo di studi universitari.
Prendendo atto di come le ottave che compongono le Stanze siano un vero e proprio contenitore delle tematiche e della rielaborazione del materiale proveniente dal passato letterario, è giustificabile la tesi del Ghinassi. Non è possibile affermare che le Stanze rientrino nei canoni di un genere letterario particolare; è al contrario certo che esse rappresentino molto più di un’espressione della cultura e del gusto personale dello scrittore, animato in questa operazione dall’ideale di docta varietas, considerato come il carattere più marcato della sua intera produzione.

Francesca Pulina

Poliziano e le Stanze: un’opera nuova e personale


Come era tradizione, i poemetti in ottave, o stanze, erano in genere tipici delle composizioni cavalleresche, utilizzati per celebrare le imprese di re e signori nei giochi e nelle gare, intento ripreso anche dall’opera di Poliziano “Stanze per la giostra”, in cui appunto il poeta rinascimentale si propone di celebrare, almeno formalmente, la vittoria del fratello di Lorenzo il Magnifico, Giuliano, nella giostra organizzata dallo stesso signore di Firenze nel 1475. Formalmente solo, perché, di fatto, anche se il protagonista della vicenda è Giuliano (o Iulio, come viene denominato), Poliziano si dedica maggiormente a esaltare la potenza dell’amore (tema che, quindi, risulta dominante), prendendo come spunto la mitologica vicenda di Iulo che, disprezzando inizialmente l’amore, non può resistere alla vista di Simonetta, una ninfa del bosco, e alle frecce di Cupido.

E’ possibile dire, quindi, che il poema di Poliziano si lega solo in minima parte alla tradizione delle composizioni in stanze. Se vogliamo cercare un legame con opere del tempo, balzano all’occhio le composizioni in ottave già impregnate di cultura umanistica, in cui la narrazione si interrompeva frequentemente con divagazioni soprattutto di carattere mitologico; aspetto, questo, rilevante nell’opera di Poliziano. Sia, come abbiamo detto, per l’assenza di qualsiasi riferimento alla realtà storica e alla vicenda reale di Iulio, sia, collegato a quanto appena detto, per l’idealizzazione e stilizzazione dei personaggi, soprattutto lo stesso Iulio e la donna di cui si innamorò, Simonetta: il primo, rispecchiando l’archetipo mitico di Ippolito, è un ragazzo bello e coraggioso, dedito alla caccia e alla poesia; la seconda, dall’aspetto e atteggiamento divino, è come una ninfa (richiamo alla classicità) e simboleggia la potenza dell’amore di “rapire” il cuore dell’innamorato (riprendendo la concezione stilnovistica della donna e della sua funzione salvifica).

Non si esauriscono solo qui, comunque, i riferimenti di quest’opera: oltre ai richiami alla classicità (costituiti anche dalla ripresa di alcune situazioni omeriche, come l’incontro tra Ulisse e Nausicaa, a cui si ispira quello tra i due protagonisti dell’opera, o dell’immagine dell’ambiente che muta i propri sentimenti, in questo caso alla presenza di Simonetta) e al dolce stilnovo (di cui si segnala anche l’ispirazione, in alcuni passi, al Guinizelli e alla sua concezione dell’amore che purifica l’uomo vile), si riscontrano rimandi a Petrarca (Simonetta che viene identificata con una candida cerva, il frequente uso di ossimori), a Dante (Beatrice come Simonetta) e alla nuova corrente del Neoplatonismo (Amore costituisce il motore del mondo). Tutto ciò, non fa altro che confermare un principio ricorrente in Poliziano: la così detta “docta varietas”, per cui il poeta ingloba nel suo stile, rendendolo ricco e raffinato, elementi provenienti sia dagli autori dell’età classica sia da quelli dell’epoca post classica, come abbiamo appena visto.

Non solo, ma a testimonianza del legame che intercorre tra le diverse forme d’arte (concezione tipica rinascimentale), Botticelli sembra riprendere nei suoi dipinti la descrizione che Angelo Poliziano dà di Venere, un altro personaggio importante del poema. Venere, dea, come sappiamo, dell’amore presso le civiltà antiche, incarna la bellezza che scaturisce dall’unione della materia con lo spirito; cioè, grazie alla propria bellezza, favorisce la crescita spirituale (la così detta Venere Terrena, contrapposta a quella celeste, che ha la funzione di diffondere l’amore divino nel mondo, secondo la distinzione che ne da il filosofo rinascimentale Marsilio Ficino), proprio come fa Simonetta nei confronti di Iulo.

In conclusione, per l’elasticità dello schema dell’opera e il forte richiamo ad altri autori, si può dire che Poliziano non ha voluto legarsi ad un genere particolare; il suo lavoro esprime più che altro la sua cultura e il suo gusto personale, il desiderio di trovare uno stile proprio.



Stefano Testoni

Le Stanze per la giostra: Tra tradizione e inventiva

Le stanze per la giostra di Poliziano hanno molto della cultura Petrartesca e Dantesca e come afferma Ghino Ghinassi nel suo saggio si inseriscono nella tradizione tipica del ‘400 che aveva sfruttato l’ottava dei romanzi cavallereschi per celebrare i giochi e le gare che si tenevano presso le corti.
Le stanze furono infatti composte per la giostra organizzata da Lorenzo De Medici;mecenate ed uomo di cultura,oltre che signore di Firenze,giostra che vide come vincitore Giuliano,fratello di Lorenzo.
Tuttavia l’intento primo dell’autore è quello di narrare in maniera innovativa,la storia di Iulio,personaggio principale che scopre un'altra parte di se stesso.
Viene raccontato infatti l’incontro voluto da Cupido, tra lo scettico Iulio,che non crede nell’amore,o che probabilmente non da importanza alla dolcezza infinita che esso comporta,preferendo a questo la caccia, e la bella Simonetta,donna fiorentina che ha in se tutte le qualità fisiche e morali per far innamorare qualunque uomo.
Poliziano mostra quindi qui tutto il suo spessore artistico,curando ogni minimo dettaglio per quanto riguarda lo stile utilizzato, mostra l’interesse verso i suoi predecessori cercando tuttavia di far valere una propria personalità artistica, vi è un utilizzo libero della parola,secondo il proprio gusto che va oltre l’essere legato ad una determinata tradizione.
L’amore che viene cantato è una amore platonico,amore che è il mezzo per arrivare al bene assoluto,e ciò che muove il mondo e Iulio non può non interessarsi a ciò, ed è proprio per questo che Cupido fa apparire la cerva che si scoprirà essere la bella Simonetta; tutto questo viene cantato secondo i canoni della lirica petrartesca, come possiamo vedere nei versi 39-40 “ […] poi colla bianca man ripreso il lembo,levassi in piè con di fior pieno un grembo”, dove vi è un esplicito riferimento a Petrarca.
Le stanze vogliono quindi esprimere ciò che il poeta pensa nel momento in cui decide di comporle,come per esempio la prima volta in cui Iulio scopre l’esistenza o l’importanza di un sentimento sconosciuto,l’esistenza di un desiderio incontrollabile e il vivere un esperienza in qualche modo mistica che comporta per lui un radicale cambiamento, riesce a contemplare la bellezza, un qualcosa di molto simile ad un rito di passaggio, insomma un cambiamento di entità non indifferente.


Elisabetta Puddu

UMANESIMO E RINNOVAMENTO

Con il termine Umanesimo si intende identificare un movimento letterario, intellettuale ed artistico che ebbe origine in Italia nel quattordicesimo secolo, durante il quale, l’uomo acquistò una rinnovata fiducia in se stesso.
Gli intellettuali presero come riferimento i capolavori dell’antichità per realizzare le loro opere, li studiarono e li rielaborarono, si distaccarono dal pensiero Medievale. In questo profondo rinnovamento spirituale e progressivo modificarsi della civiltà, alla visione religiosa della vita, di influenza medievale, se ne sostituì un’altra, secondo la quale l’esistenza terrena ha una sua propria dignità, a prescindere da un fine ultraterreno dell’uomo.
Gli Umanisti si dedicarono quindi allo studio dell’humanitas (vocabolo con cui si denotano le qualità umane in sè, valutate e apprezzate a prescindere da qualsiasi altra considerazione) piuttosto che della divinitas (termine che implica una concezione dell’ uomo determinata dalla provvidenza e situato quindi in una prospettiva religiosa).
Gli intellettuali Umanisti considerarono l’uomo come l’ arteficie del proprio destino, caratterizzato da un atteggiamento decisamente individualista.
I principali rappresentanti del citato movimento letterario furono:
Poggio Bracciolini, che, nella sua opera “riscoperta di codici nel monastero di San Gallo”, ci trasferisce l’entusiasmo nella ricerca e scoperta di testi classici e il suo amore per il passato;
Leon Battista Alberti che con il brano “l’uomo è artefice del proprio destino”, ribadisce il pensiero classico umanista, nel quale l’uomo è responsabile delle proprie fortune e delle proprie disgrazie;
Angelo Poliziano che nel “Simonetta e Iulio: apparizione e innamoramento” tratto dalle Stanze per la giostra, ci fa notare come non sia tanto importante il contesto nel quale si svolge l’azione ma piuttosto il citare e il rimandare il lettore a poeti quali Dante e Petrarca: si nota infatti come il suo stile richiami quello utilizzato da quest’ultimo e come la fanciulla Simonetta abbia le stesse peculiari caratteristiche della donna-angelo di Dante, con la sua “aurea testa”, con la “candida veste”e con un fascino che potrebbe perfino salvare l’uomo dal peccato.
Questi autori sono solo alcuni dei poeti che abbracciarono e divulgarono questa nuova linea di pensiero, che permise di salvare alcuni importanti frammenti papiracei dall’incuria del tempo e offrirci l’opportunità della loro consultazione.


Silvia Pinna

Opera encomiastica o mitologica?

“Le Stanze per la Giostra” di Angelo Poliziano è un poema narrativo con cui il poeta intende celebrare il successo di Giuliano de’ Medici nei giochi istituiti dal fratello Lorenzo il Magnifico, in occasione del raggiunto accordo di pace tra le principali potenze italiane nel 1474, grazie all’azione diplomatica dello stesso Lorenzo.
Il poema nasce quindi con intento encomiastico, atto cioè a elogiare le doti e le imprese dei personaggi dell’opera, sulla scia del romanzo cavalleresco del 1400. E’ scritto in volgare, anche se numerose sono le influenze di molti stili letterari come il Dolce Stil Novo o lo stile petrarchesco.
Durante la narrazione accade tuttavia che il racconto venga interrotto da frequenti divagazioni di carattere amoroso e mitologico che fanno perdere di vista il fine del poema: elogiare l’impresa Giuliano; il tema della giostra e della vittoria non sono infatti neppure trattati, mentre molto spazio è dedicato alla descrizione del primo incontro tra Iulio e Simonetta, paragonata ad una ninfa della tradizione classica, e alla descrizione del regno di Venere.
D’altra parte l’opera è incompleta e non sappiamo in quale modo Poliziano intendesse continuare “Le Stanze” che, fino al momento della brusca interruzione, rispecchiano soltanto il gusto letterario personale di Poliziano.


Giuliana Siddi

L'amore platonico di Simonetta e Iulio

Nel 1474, in occasione dell’accordo di pace stipulato fra le maggiori potenze italiane grazie all’azione diplomatica di Lorenzo il Magnifico,il signore di Firenze organizza una “giostra” ed è proprio in quest’occasione che Angelo Poliziano inizia a scrivere in volgare un poemetto in ottave o stanze, chiamato appunto le “Stanze per la giostra”.
Due anni dopo, in seguito alla morte di Simonetta Vespucci, protagonista dell’opera e oggetto dei desideri di Iulio, Poliziano modifica l’opera, ma dopo la morte di quest’ultimo è costretto ad abbandonarla definitivamente.
L’amore fra Simonetta e Iulio è certamente il tema principale dell’opera e lo si può definire platonico in quanto il suo innamorato non aspira mai a possederla fisicamente ma si limita ad ammirarla poiché la considera quasi un angelo, un essere divino superiore a lui, infatti più volte Simonetta viene paragonata a ninfe o dee in modo anche da sottolinearne lo stretto rapporto che la lega alla natura, addirittura Poliziano scrive che la natura si rallegra della sola presenza della donna in quanto essa incarna tutte le doti di purezza, candore e bellezza.
Simonetta per molti aspetti riprende le caratteristiche tipiche della donna stilnovista, infatti viene descritta come un angelo, Iulio vedendola si innamora immediatamente e ha l’impressione di trovarsi al cospetto di un essere divino.
Si può dire in conclusione che Poliziano si ispiri ai maggiori esponenti dello stilnovo per descrivere l'amore fra i due protagonisti della sua opera.
Mario Falchi

l'antichità che ispira la novità

L’antichità che ispira la novità

Il progetto del Poliziano per le stanze era teso a celebrare il coraggio, l’abilità, la gloria di Giuliano nella giostra. In realtà proprio quella parte manca perché il lavoro dell’artista si interrompe nel momento in cui Giuliano viene ucciso nella congiura dei Pazzi.

Il poema in ottave rispetta la tradizione dei romanzi cavallereschi ed ha l’intento di rappresentare e celebrare giochi e gare. In realtà il fulcro dell’opera è la celebrazione della potenza dell’amore. L’autore crea un’opera originale (è nota la sua avversione per gli imitatori dei classici, soprattutto di Cicerone che egli definisce simile ai pappagalli e mancano quindi di quella forza, di quella energia creativa che rende unica la vera opera d’arte), il contenuto è mitologico secondo il gusto del tempo, ma lo stile è personale e dimostra quello che per l’autore è importante: lo stile non deriva da doti naturali, da colpi di ingegno, non è frutto di ricerca, di studio, di faticosa crescita culturale. La cultura classica, la grande passione filologica dell’autore è sottesa all’opera come lui stesso afferma nella famosa lettera a Paolo Cortese dove appunto gli rivendica il suo coraggio nella ricerca di un suo personalissimo stile.

Resta come si è detto già il ricorso a suggestioni mitologiche per affermare soprattutto la forza e la potenza dell’amore: Giulio, dedito soprattutto alla caccia, alla cura del corpo e alle lettere e non si cura dell’amore, anzi lo disprezza. Cupido intende vendicarsi di questo atteggiamento, lo induce a inseguire una splendida cerva che gli sfugge, che appare, scompare e riappare come un miraggio e infine assume le sembianze di una meravigliosa fanciulla, Simonetta. Parte la freccia di Cupido che coglie il giovane in pieno petto e da quel momento egli diviene schiavo d’amore.

Cupido vola a Cipro verso il palazzo della madre Venere a cui deve raccontare la sua vittoria.

Lo stile è descrittivo sia della bellezza della natura sia della bellezza della fanciulla, sia della nascita di Venere.

Si è detto che Sandro Botticelli abbia colto la grande suggestione di questi versi e l’abbia trasfigurata nelle sue opere immense, la Primavera e la nascita di Venere.

In questi versi infatti traspare non solo la cultura raffinatissima dell’autore, non solo il gusto personalissimo dello scrittore, non solo le memorie dantesche e petrarchesche o virgiliane ma la sua visione della vita, della donna, della forza, della potenza e dell’ineluttabilità dell’amore.

Quel dardo di sicuro l’aveva sentito anche lui!

Luca Desogus

Le stanze del Poliziano e le fiabe
Le stanze della giostra, un poema scritto in ottave nel 1475 da Angelo Poliziano e rimasto incompiuto a causa della morte di entrambe le persone a cui il libro si ispirava,tratta del amore di Iulio per la ninfa Simonetta. Il giovane e prestante Iulio, snobba infatti le gioie dell’ amore a favore della caccia e dell’ avventura. Iulio è un giovane e coraggioso e sprezzante del pericolo. È questo suo amore per le sfide che lo porta a seguire una cerva bianca fin nel fitto del bosco, durante una battuta di caccia. Quando finalmente Iulio riesce a raggiungere la cerva si trova davanti la bellissima ninfa Simonetta, in tutto il suo splendore. Si tratta infatti di una trappola di Cupido, scornato dall’ indifferenza di Iulio nei confronti dell’ amore. Iulio, colpito dalla freccia di Cupido e avvinto dalla bellezza di Simonetta si innamora perdutamente di quest’ ultima. Già dopo poche strofe, colpisce l’ atmosfera idilliaca e sognante che ha accompagnato l’ infanzia di molti; Non è di difficile infatti scorgere queste ambientazioni nelle trame di molti dei classici dell’ animazione, con prodi eroi e bellissime fanciulle, aiutati da maghi, streghe e animali parlanti, a combattere il cattivo di turno. Analogie significative si riscontrano in particolar modo nella “bella addormentata nel bosco”; anche lì l’ eroe è un prestante giovanotto, amante dell’ avventura e molto coraggioso. Anche Simonetta è molto somigliante ad Aurora, entrambe infatti sono belle, gentili e umili. L’ incontro fra i due giovani, presenta parecchie analogie: non solo avviene nell’ atmosfera idilliaca di un bosco, esattamente come per Simonetta e Iulio,ma è notevole la presenza di animali e dei fiori che coprono sia Aurora si Simonetta.Inoltre questi due incontri sono stati voluti da terzi; in un caso da Cupido, nell’ altro dal Fato, che è il filo conduttore di tutta la storia di Aurora, che non può sfuggire al suo destino. È vero, che come oltre a parecchie analogie, sono presenti anche parecchie differenze, ma è comunque interessante il fatto che sia possibile rintracciare elementi delle stanze per la giostra in fiabe dei giorni nostri, in classici che hanno riempito i pomeriggi di tutti noi durante l’ infanzia. È dunque possibile rintracciare un filo conduttore fra questo poema rinascimentale e le fiabe, un filo conduttore, certo un poco stereotipato che trova senza dubbio origine nell’ ecletticità del Poliziano, di cui le stanze sono l’ esempio più alto. Come dice Ghino Ghinassi nel suo trattato sul volgare italiano del quattrocento, il tratto fondamentale del Poliziano è proprio l’ ideale del docta varietas, quindi è possibile che il poliziano, oltre a subire l’ influenza delle opere classiche abbia subito anche l’ influenza delle composizioni popolari, fra le quali ricordiamo appunto le fiabe, e che abbia inserito elementi tipici di quest’ ultime nella sua opera.
Arianna Madrau

Le “Stanze per la giostra”: pretesto o reale celebrazione?

Quando si parla di Angelo Poliziano si fa principalmente riferimento all’opera le “Stanze per la giostra” scritta in onore dell’evento della giostra, dovuto alla “riconciliazione” delle potenze italiane, ma anche per trattare il tema del amore platonico tra Giuliano, fratello di Lorenzo De Medici, e Simonetta Vespucci.
Come scrive Ghino Ghinassi in “Il volgare letterario e le “Stanze” del Poliziano”: le Stanze si inseriscono in quella tradizione creatasi nel corso del ‘400, che aveva sfruttato l’ottava dei romanzi cavallereschi per celebrare con intenti encomiastici giochi e gare. Il testo di Poliziano viene composto in ottave, come afferma Ghinassi, e si ispira al metro usato nel Filostrato da parte di Boccaccio si ha quindi una sorta di sfruttamento delle idee di precedenti scrittori come Boccaccio, Dante e Petrarca. Elementi petrarcheschi s’identificano primo con l’apparizione di una candida cerva, apparizione presente anche nel Canzoniere secondo con una sorta di ispirazione ai Triumphi dove Petrarca idealizza il trionfo di sei allegorie l’una sull’altra (Amore, Pudicizia, Morte, Fama, Tempo ed Eternità). Ma Poliziano non prende spunto solamente dalla poetica volgare infatti egli riporta, in modo particolare, elementi della tradizione scritta sia latina che greca come per esempio la trasformazione della candida cerva in fanciulla, trasformazione che prende spunto dalle Metamorfosi di Ovidio.
Lo stesso Ghinassi afferma, sempre nel saggio sopra citato, che: d’altra parte ne evade poiché di cantare la giostra si manifesta, a varie riprese, solo l’intenzione. Si sa che Poliziano nel corso della scrittura delle Stanze si ispira all’opera Giostra di Luigi Pulci composta nel 1469 per decantare una simile impresa di Lorenzo il Magnifico. Il fatto che Poliziano dia maggiormente importanza all’amore platonico tra Iulio e Simonetta rispetto che al vero motivo della stesura, comporta una sorta di estraniamento da parte dell’autore, che elude la vera ragione della composizione e tratta semplicemente il tema dell’amore, facendo riferimento solamente in qualche passaggio dell’opera all’organizzazione della giostra in onore di Lorenzo il Magnifico.
In conclusione si può dire che benché l’opera dovesse racchiudere l’encomio per Lorenzo il Magnifico essa comporta l’impressione che Poliziano abbia espresso in modo particolare la propria immagine della cultura arricchendola di particolari tratti dalle maggiori opere letterarie del periodo, e che in realtà la celebrazione della giostra sia un pretesto.

Laura De Camillis

Simonetta: Musa delle Muse

Nel leggere le “Stanze per la giostra” di Angelo Ambrogini meglio conosciuto come “Poliziano” (1454 Montepulciano – 1494 Firenze), è interessante soffermarsi sull’analisi della figura di Simonetta, oggetto dell’amore di Giuliano, il protagonista dell’opera.
Simonetta Vespucci era una donna fiorentina della quale Giuliano, il fratello di Lorenzo il Magnifico, s’invaghì, nonostante ella fosse sposata con Marco di Piero Vespucci.
L’intensità e la dolcezza dell’amore platonico che la donna suscita nel giovane, caratterizza l’opera sin dall’esordio. Infatti, Giuliano viene rapito dall’amore per Simonetta, sin dal primo incontro narrato nel primo libro, più precisamente nei versi 43-49, 55.
In questi passi la figura della donna fiorentina viene trasferita su un piano surreale che l’autore dell’opera crea tramite le sue descrizioni, capaci di influenzare tutto ciò che la circonda. Simonetta viene, infatti, descritta mentre, seduta sull’erba, tiene in mano una ghirlanda da lei intrecciata di fiori, ornamenti principali e multicolori della sua veste (Ell’era assisa sovra la verdura / allegra, e ghirlandetta avea contesta / di quanti fiori creasse mai natura, / de’ quati tutta dipinta era sua vesta. vv.33-36).
Immersa nella natura, anzi, facendone parte, è capace di illuminarla con la sua presenza (Rideli attorno tutta la foresta, / e quanto può suo cure disacerba; vv. 5-6.). Ella infonde serenità: è candida ed il suo candore fa risplendere anche la sua veste ornata (Candida è ella, e candida la vesta, / ma pur di rose e fior e d’erba; vv. 1-2), i suoi capelli dorati e ricci le cadono sulla fronte (lo inanellato crin dall’aurea testa / scende in la fronte umilmente superba. vv. 3-4), nelle azioni e nel parlare è docile e divina (nell’atto regalmente è mansueta, v. 7; ogni aura tace al suo parlar divino, v. 15) e come dolcemente parla, dolcemente ride ( … ella o dolce parla o dolce ride, v.24).
Per la stesura di questa ricca descrizione l’autore, come suo solito, non mette da parte la docta varietas (stile colto, raffinato e, nel contempo, vario e ricco di elementi provenienti da autori e correnti precedenti) che lo contraddistingue, ma si rifà a vecchi stili ed autori: in questi passi, più che mai, abbondano soprattutto i richiami petrarcheschi (gli ossimori umilmente supreba, v.4; le immagini dell’inanellato crin e dell’aurea testa, v3). Evidenti sono anche i rimandi alla poesia stilnovistica, al Purgatorio di Dante (XVIII, il personaggio di Matelda; XXX l’apparizione di Beatrice) e perfino a Botticelli, in quanto i vv. 39-40 sembrano descrivere il lembo piegato della veste nella Primavera.
Ma l’autore, nonostante dedichi davvero moltissime parole alla descrizione dell'aspetto della donna, non si ferma solo sul piano fisico: egli, infatti, arricchisce anche psicologicamente la figura di Simonetta con caratteri e particolari quasi magici, capaci di “divinizzarla”.
Poliziano riesce nel suo intento compiendo fondamentalmente due operazioni: in primo luogo, rende Simonetta la sintesi di ogni virtù (ogni dolce virtù l’è in compagnia, vv. 31) e, in secondo luogo, la paragona ad altre figure della mitologia.
Simonetta impersona, infatti, l’Onestà (Con lei sen va Onestate umile e piana / che d’ogni chiuso cuor volge la chiave; vv. 17-18), la Gentilezza (con lei va Gentilezza in vista umana, / e da lei impara il dolce andar soave. vv. 19-20), la Beltà e la Leggiadria (Biltà la mostra a dito a Leggiadria. v. 32).
La donna amata da Iulio viene inoltre paragonata dall’autore a tre importanti e distinte figure mitologiche (Sembra Talia se in man prende le cetra, / sembra Minerva se in man prende l’asta; / se l’arco ha in mano, al fianco la faretra, / giurar potrei che sia Diana casta. vv. 25-28) delle quali due, Minerva e Diana, sono dee (rispettivamente protettrici della guerra e della caccia) mentre la prima citata dall’autore, Talia, è una Musa (più precisamente la musa della commedia).
Con la prima operazione, che il poeta di Montepulciano svolge, non solo attribuisce alla donna fiorentina numerose virtù che ella stessa impersona, ma, di conseguenza, fa in modo tale che i mali, identificati con Ira e Superbia, le stiano lontani (Ira dal volto suo trista s’arretra, / e poco, avanti a lei, Superbia Basta; vv. 29-30).
La personificazione di concetti astratti è rintracciabile anche in testi precedenti all’opera di Poliziano. Egli, infatti, nemmeno in questo caso rinuncia alla sua docta varietas, che, come sostiene Ghino Ghinassi nel suo "Il volgare letterario nel Quattrocento e le "Stanze" del Poliziano" (1957) è stato additato come il carattere fondamentale della sua poesia. Infatti, l'autore segue un procedimento di tipica ascendenza stilnovistica, lo stesso che caratterizza le narrazioni allegoriche dei Triumphi del Petrarca ed è connesso, peraltro, con la teoria platonica delle idee.
Nei versi che seguono quelli finora presi in esame (41-56) l’autore fa si che Iulio incontri Simonetta e che se ne innamori all’istante. E’ fondamentale per capire meglio la figura della donna, esaminare le sue reazioni alla vista del giovane.
La prima reazione è, sicuramente, dettata dal timore e dalla paura, infatti cerca di scappare (Già s’inviava, per quindi partire, / la ninfa sovra l’erba, lenta lenta, / lasciando il giovinetto in gran martire, / che fuor di lei null’altro ormai talenta. vv. 41-44). Il suo tentativo di fuga, però, rimane vano poiché Iulio, non volendo perderla, la trattiene e dopo averla convinta a cambiar idea, la lusinga con dolci parole degne di una dea. Il giovane non si ritiene, dunque, all’altezza di Simonetta, che pensa sia una divinità.
Ella, dopo aver ascoltato attentamente le parole di Iulio si rasserena (Poi con occhi più lieti e più ridenti, / tal che ‘l cielo rasserenò d’intorno / mosse sovra l’erbetta passi lenti / con atto d’amorosa grazia adorno. vv. 57-60) e gli concede il suo candido amore che anche la natura, lieta ed emizionata, celebra (Feciono e boschi allor dolci lamenti / e gli augelletti a pianger cominciarono: / ma l’erba verde sotto i dolci passo / bianca, gialla, vermiglia e azzurra fassi. vv. 61-64).
Sono, dunque, tutte queste caratteristiche che rendono possibile la totale divinizzazione di Simonetta, Musa delle Muse. Una divinizzazione definita “totale” poiché nel fisico, nell’animo e nei comportamenti sono riscontrabili tratti e caratteristiche che superano l’umano e che trasferiscono la donna su un piano esplicitamente mistico.
Angela Muretti

La tensione verso la perfezione nelle "Stanze per la giostra"

Le Stanze per la giostra sono un poemetto in ottave composto da Angelo Poliziano nel 1475. Costui, umanista della cerchia medicea a Firenze, si accinse alla redazione della sua opera in occasione di alcuni intrattenimenti pubblici alla corte di Lorenzo il Magnifico che dovevano festeggiare un accordo di pace, intrattenimenti che prendevano appunto il nome di “giostra”.
Il proposito originario era quello di cantare la vittoria nei giochi del fratello di Lorenzo, Giuliano de’ Medici, che però morì prima che le Stanze venissero portate a termine ed il progetto venne perciò abbandonato.
Ma, come ci ricorda Ghino Ghinassi nel suo saggio Il volgare letterario nel Quattrocento e le “Stanze” del Poliziano, non è affatto l’intento celebrativo a prevalere nella redazione dell’opera, che di conseguenza è difficilmente collocabile in un genere letterario definito, e nell’analisi si può quindi tralasciare l’aspetto dell’incompletezza.
Il carattere predominante, infatti, è innanzitutto la tensione verso il raggiungimento della perfezione, scopo che affonda le sue radici nella filosofia neo-platonica di Marsilio Ficino, di cui Poliziano fu allievo durante il periodo della sua formazione culturale. Il fine di questa dottrina è appunto l’ascendere dal mondo sensibile e corrotto verso quello ideale e perfetto delle idee, gerarchicamente connotato in modo che ci sia un’Idea Suprema del Bene (identificata con Dio) a cui le altre sottostanno.
Un tale percorso è rintracciabile in primo luogo nella trama: il giovane protagonista, che pure è dotato di numerose virtù, deve ancora migliorarsi e raggiungere la completezza della propria persona passando attraverso l’esperienza d’amore, veicolo imprescindibile, sempre secondo la filosofia neo-platonica, per arrivare ad una condizione superiore. Questa idea inoltre è uno dei principi fondanti dello stilnovismo, in cui il saluto della donna è tramite di salvezza (si gioca sull’ambiguità di significato del vocabolo latino salus) e permette quindi l’elevarsi dell’anima.
Ma mentre in questa corrente letteraria la dolcezza dello stile è data dalla scelta di un lessico medio e dalla semplicità del periodare, in Poliziano risulta determinante la costruzione di un equilibrio che armonizzi gli innumerevoli apporti letterari. Infatti l’obbiettivo della perfezione viene perseguito, in campo stilistico, attraverso l’ispirarsi dell’autore a tutti i suoi autorevoli predecessori, scelta che rispecchia l’ideale, predominante nella mentalità antica sino alla Rivoluzione scientifica, secondo cui solo ciò che è finito, e quindi completo, è perfetto.
Poliziano infatti non elegge un unico autore come modello e fonte di ispirazione e neanche opera una scelta che più ampiamente riguardi una sola corrente letteraria, ma, forte del proprio patrimonio culturale, cita più o meno direttamente sia letterati a lui più vicini cronologicamente quali Guinizzelli, Dante, Boccaccio e soprattutto Petrarca, che autorità in campo letterario dell’epoca antica, da Omero a Claudiano. Di derivazione guinizelliana è l'abientazione naturalistica (questi sono infatti i primi versi del manifesto del Dolce Stil Novo: "Al cor gentil rempaira sempre amore come l'ausello in selva a la verdura"), mentre tra le virtù attribuite a Simonetta (la donna di cui il protagonista si innamora) sono particolarmente importanti l'onestà e la gentilezza, le stesse qualità che Dante decantava in Beatrice. L'apporto boccacciano, poi, è individuabile già nel tipo di strofa di cui Poliziano si serve: l'ottava, che per la prima volta viene utilizzata nel Filostrato e che ritorna nel Teseida, ma ancora più evidenti sono i rimandi a Petrarca. Il motivo dell'"aurea testa" (v.3) infatti è uno dei più ricorrenti all'interno del Canzoniere ("Erano i capei d'oro a l'aura sparsi","qual su le trecce bionde/ch'oro forbito e perle/ eran quel dì, a vederle" daRerum vulgarium fragmenta, 90 e 126), così come quello dello sguardo come vettore d'Amore (in Petrarca "e 'l vago lume oltra misura ardea/ di quei begli occhi ch'or ne son sì scarsi" e "Amor co'begli occhi il cor m'aperse" dagli stessi frammenti su citati). Più eclatante ancora il riproporre da parte di Poliziano la figura della cerva bianca, che al principio della vicenda attira il protagonista dentro alla selva per permettergli di incontrare Simonetta, cerva che in Petrarca era la metafora della stessa Laura ("Una candida cerva sopra l'erba/ verde m'apparve, con duo corna d'oro" da Rerum vulgarium fragmenta, 190).
La citazione omerica, infine, è presente nell'incipit del discorso di Giuliano:"O qual che tu ti sia, vergin sovrana,/ o ninfa o dea (ma dea m'assembri certo)/ se dea, forse che se' la mia Diana", che ricalca quello di Ulisse al suo incontro con Nausicaa ("Io mi t'inchino, signora: sei dea o mortale?/ se dea tu sei, di quelli che il cielo vasto possiedono,/Artemide, certo, la figlia del massimo Zeus,/ per bellezza e grandezza e figura mi sembri" dal Libro Sesto, vv. 149-152).
Il lessico risulta quindi estremamente ricercato ma, sempre in virtù di una ideale completezza, non mancano richiami ad espressioni popolari. Inoltre il suo perfezionamento in corso d’opera va di pari passo con quello psicologico del protagonista attraverso il percorso d’amore.
L’evento della giostra appare dunque solo un pretesto, un’occasione per Poliziano di impiegare le proprie forze e la propria cultura per redigere un’opera che avesse come obbiettivo il raggiungimento della perfezione.

Elisa Sotgiu

Giostra, strumento di Amore

“Così non finiscono mai questi elementi che si permutano di continuo e a volte concorrendo tutti quanti nell’uno per la concordia, a volte poi dalla disfida dell’astio ciascuno per vie distinte trasportato”.
Scrive così Empedocle, animando le sue quattro radici delle due forze opposte: amore e contesa. Così anche Poliziano vuole che accada nel suo poema, dove ci si serve della giostra per dar prova d’amore.
In realtà poco importa della giostra in sé, se non del suo metaforico significato: la contesa. E’ probabile che, se Empedocle fosse stato coevo di Poliziano, anch’egli si sarebbe potuto servire di una storia quale quella dell’opera dello stesso Poliziano per farne emergere l’imprescindibilità dell’amore dalla contesa.
Tuttavia l’amore empedocleo e quello descritto nelle Stanze, e rappresentato da Simonetta, sono analoghi all’idea d’amore platonica.
Poliziano non esitò nell’alternanza tra amore e contesa del suo protagonista Iulio, altrimenti perché cantare l’amore platonico in un contesto prevalentemente contenzioso?

Stefano Decandia

sabato 11 ottobre 2008

La Buona Novella

Cari lettori,
vi annunciamo la strepitosa apertura del blog della IID. Questo è il nostro sangue, offerto in sacrificio per voi: prendete e bevetene tutti!