Poliziano e le Stanze: un’opera nuova e personale
Come era tradizione, i poemetti in ottave, o stanze, erano in genere tipici delle composizioni cavalleresche, utilizzati per celebrare le imprese di re e signori nei giochi e nelle gare, intento ripreso anche dall’opera di Poliziano “Stanze per la giostra”, in cui appunto il poeta rinascimentale si propone di celebrare, almeno formalmente, la vittoria del fratello di Lorenzo il Magnifico, Giuliano, nella giostra organizzata dallo stesso signore di Firenze nel 1475. Formalmente solo, perché, di fatto, anche se il protagonista della vicenda è Giuliano (o Iulio, come viene denominato), Poliziano si dedica maggiormente a esaltare la potenza dell’amore (tema che, quindi, risulta dominante), prendendo come spunto la mitologica vicenda di Iulo che, disprezzando inizialmente l’amore, non può resistere alla vista di Simonetta, una ninfa del bosco, e alle frecce di Cupido.
E’ possibile dire, quindi, che il poema di Poliziano si lega solo in minima parte alla tradizione delle composizioni in stanze. Se vogliamo cercare un legame con opere del tempo, balzano all’occhio le composizioni in ottave già impregnate di cultura umanistica, in cui la narrazione si interrompeva frequentemente con divagazioni soprattutto di carattere mitologico; aspetto, questo, rilevante nell’opera di Poliziano. Sia, come abbiamo detto, per l’assenza di qualsiasi riferimento alla realtà storica e alla vicenda reale di Iulio, sia, collegato a quanto appena detto, per l’idealizzazione e stilizzazione dei personaggi, soprattutto lo stesso Iulio e la donna di cui si innamorò, Simonetta: il primo, rispecchiando l’archetipo mitico di Ippolito, è un ragazzo bello e coraggioso, dedito alla caccia e alla poesia; la seconda, dall’aspetto e atteggiamento divino, è come una ninfa (richiamo alla classicità) e simboleggia la potenza dell’amore di “rapire” il cuore dell’innamorato (riprendendo la concezione stilnovistica della donna e della sua funzione salvifica).
Non si esauriscono solo qui, comunque, i riferimenti di quest’opera: oltre ai richiami alla classicità (costituiti anche dalla ripresa di alcune situazioni omeriche, come l’incontro tra Ulisse e Nausicaa, a cui si ispira quello tra i due protagonisti dell’opera, o dell’immagine dell’ambiente che muta i propri sentimenti, in questo caso alla presenza di Simonetta) e al dolce stilnovo (di cui si segnala anche l’ispirazione, in alcuni passi, al Guinizelli e alla sua concezione dell’amore che purifica l’uomo vile), si riscontrano rimandi a Petrarca (Simonetta che viene identificata con una candida cerva, il frequente uso di ossimori), a Dante (Beatrice come Simonetta) e alla nuova corrente del Neoplatonismo (Amore costituisce il motore del mondo). Tutto ciò, non fa altro che confermare un principio ricorrente in Poliziano: la così detta “docta varietas”, per cui il poeta ingloba nel suo stile, rendendolo ricco e raffinato, elementi provenienti sia dagli autori dell’età classica sia da quelli dell’epoca post classica, come abbiamo appena visto.
Non solo, ma a testimonianza del legame che intercorre tra le diverse forme d’arte (concezione tipica rinascimentale), Botticelli sembra riprendere nei suoi dipinti la descrizione che Angelo Poliziano dà di Venere, un altro personaggio importante del poema. Venere, dea, come sappiamo, dell’amore presso le civiltà antiche, incarna la bellezza che scaturisce dall’unione della materia con lo spirito; cioè, grazie alla propria bellezza, favorisce la crescita spirituale (la così detta Venere Terrena, contrapposta a quella celeste, che ha la funzione di diffondere l’amore divino nel mondo, secondo la distinzione che ne da il filosofo rinascimentale Marsilio Ficino), proprio come fa Simonetta nei confronti di Iulo.
In conclusione, per l’elasticità dello schema dell’opera e il forte richiamo ad altri autori, si può dire che Poliziano non ha voluto legarsi ad un genere particolare; il suo lavoro esprime più che altro la sua cultura e il suo gusto personale, il desiderio di trovare uno stile proprio.
Stefano Testoni
Ciao Stefano,
RispondiEliminail lavoro è ottimo, bravo, fatte salve alcune cose: ripetizione di "detto", la virgola dopo "tutto ciò", "da" senza accento.
Saluti,
il prof