La letteratura del secondo Quattrocento è caratterizzata dalla ripresa da parte degli autori di questa corrente dell’uso del volgare, con l'intento di elevarlo al livello di perfezione delle lingue classiche. Il volgare è d’altronde la lingua prediletta dalle tre colonne della letteratura pre-umanista: Dante, Petrarca e Boccaccio, anch’essi considerati, alla stregua degli autori dell’antichità classica, come modelli da imitare. Il maggiore tra questi autori viene considerato Angelo Poliziano, poeta che, in una prospettiva di ricerca solitaria e affinamento individuale, aspira alla perfezione formale delle opere, la quale si riflette nei protagonisti come raggiungimento di una perfetta edificazione morale e psicologica.
Le Stanze per la giostra, celebre opera composta dal Poliziano in occasione della giostra indetta da Lorenzo il Magnifico (Poliziano era tra gli artisti della cerchia medicea), riassumono bene le tendenze letterarie del periodo in questione.
Era di uso comune fra gli artisti l’utilizzo dell’ottava, schema metrico tipico dei romanzi cavallereschi, nelle composizioni che avessero lo scopo di celebrare giochi e gare. Nelle Stanze per la giostra, infatti, Poliziano adotta come schema compositivo l’ottava, il metro già impiegato dal Boccaccio nel Filostrato. A questo proposito, Ghino Ghinassi (autore del saggio “Il volgare letterario nel Quattrocento e le Stanze del Poliziano”) giudica l’operazione di Poliziano della scelta dell’ottava come schema metrico, affermando che queste ospitano un contenuto che non è strettamente narrativo, ma nemmeno totalmente celebrativo, come sarebbe dovuto essere se si fosse assecondata l’intenzione con cui l’opera prende vita.
Secondo il Ghinassi, l’opera “non ha il suo centro dove il poeta aveva mostrato l’intenzione di porlo” poiché Poliziano avrebbe trascurato l’aspetto encomiastico soltanto preannunciato nell’incipit delle Stanze : «lo glorioso tuo fratel cantiamo che di trofeo rende giulìo il chiaro sangue e di secondo ramo». I contenuti a cui invece dà maggiore importanza, in virtù del suo gusto letterario di comporre in libertà, sono “i materiali che attraevano il suo gusto”, ossia tutte quelle tematiche che hanno provenienza pre-umanista: le Stanze risentono dell’influenza petrarchesca, e sono chiari i riferimenti alle tematiche dello Stilnovismo.
Nel primo libro delle Stanze, Cupido per vendetta fa innamorare Iulio, giovane dedito esclusivamente alla caccia e sprezzante dell’amore, di Simonetta, donna che dapprima gli si presenta in una selva sotto l’aspetto di una candida cerva. Il particolare della donna che appare come candida cerva è ripreso da Poliziano da un sonetto del Canzoniere: “Una candida cerva sopra l’erba/verde m’apparve…”. Il riferimento alle composizioni di Petrarca è riscontrabile inoltre nella stanza in cui la donna viene immortalata seduta nell’erba (la verdura, termine che compare nello stilnovista Guinizzelli) in questo modo: “E come prima al gioven puose cura,/alquanto paurosa alzò la testa;/poi colla bianca man ripreso il lembo,/levossi in piè con di fior pieno un grembo”. Sembra la medesima donna ritratta da Petrarca nella canzone “Chiare, fresche et dolci acque”: “Da’ be’ rami scendea/(dolce ne la memoria)/una pioggia di fior’ sovra ‘l suo grembo;”.
Il modo in cui avviene l’approccio tra i due giovani, ossia il tipo di domande che Iulio pone a Simonetta, richiamano il modello omerico dell’incontro tra Ulisse e Nausicaa nella terra dei Feaci: nel VI canto dell’Odissea, Ulisse parla in questo modo: “Io mi t’inchino, signora: sei dea o sei mortale?”; è lo stesso dubbio che a primo impatto investe anche Iulio: “- O qual che tu sia, vergin sovrana/o ninfa o dea (ma dea m’assembri certo)…” La donna, inoltre, va in compagnia di Onestate e Gentilezza, valori fondanti dell’universo stilnovista, che vengono personificati in accordo con la teoria platonica delle idee, ripresa dai pensatori del secondo Quattrocento, in particolare da Marsilio Ficino, di cui il poeta fu allievo nel periodo di studi universitari.
Prendendo atto di come le ottave che compongono le Stanze siano un vero e proprio contenitore delle tematiche e della rielaborazione del materiale proveniente dal passato letterario, è giustificabile la tesi del Ghinassi. Non è possibile affermare che le Stanze rientrino nei canoni di un genere letterario particolare; è al contrario certo che esse rappresentino molto più di un’espressione della cultura e del gusto personale dello scrittore, animato in questa operazione dall’ideale di docta varietas, considerato come il carattere più marcato della sua intera produzione.
Francesca Pulina
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Molto elegante e piacevole da leggere, cara Frampe, davvero.
RispondiEliminaElisa
Ciao Francesca,
RispondiEliminache dire? Ottimo lavoro, brava.
Saluti,
il prof