L’antichità che ispira la novità
Il progetto del Poliziano per le stanze era teso a celebrare il coraggio, l’abilità, la gloria di Giuliano nella giostra. In realtà proprio quella parte manca perché il lavoro dell’artista si interrompe nel momento in cui Giuliano viene ucciso nella congiura dei Pazzi.
Il poema in ottave rispetta la tradizione dei romanzi cavallereschi ed ha l’intento di rappresentare e celebrare giochi e gare. In realtà il fulcro dell’opera è la celebrazione della potenza dell’amore. L’autore crea un’opera originale (è nota la sua avversione per gli imitatori dei classici, soprattutto di Cicerone che egli definisce simile ai pappagalli e mancano quindi di quella forza, di quella energia creativa che rende unica la vera opera d’arte), il contenuto è mitologico secondo il gusto del tempo, ma lo stile è personale e dimostra quello che per l’autore è importante: lo stile non deriva da doti naturali, da colpi di ingegno, non è frutto di ricerca, di studio, di faticosa crescita culturale. La cultura classica, la grande passione filologica dell’autore è sottesa all’opera come lui stesso afferma nella famosa lettera a Paolo Cortese dove appunto gli rivendica il suo coraggio nella ricerca di un suo personalissimo stile.
Resta come si è detto già il ricorso a suggestioni mitologiche per affermare soprattutto la forza e la potenza dell’amore: Giulio, dedito soprattutto alla caccia, alla cura del corpo e alle lettere e non si cura dell’amore, anzi lo disprezza. Cupido intende vendicarsi di questo atteggiamento, lo induce a inseguire una splendida cerva che gli sfugge, che appare, scompare e riappare come un miraggio e infine assume le sembianze di una meravigliosa fanciulla, Simonetta. Parte la freccia di Cupido che coglie il giovane in pieno petto e da quel momento egli diviene schiavo d’amore.
Cupido vola a Cipro verso il palazzo della madre Venere a cui deve raccontare la sua vittoria.
Lo stile è descrittivo sia della bellezza della natura sia della bellezza della fanciulla, sia della nascita di Venere.
Si è detto che Sandro Botticelli abbia colto la grande suggestione di questi versi e l’abbia trasfigurata nelle sue opere immense,
In questi versi infatti traspare non solo la cultura raffinatissima dell’autore, non solo il gusto personalissimo dello scrittore, non solo le memorie dantesche e petrarchesche o virgiliane ma la sua visione della vita, della donna, della forza, della potenza e dell’ineluttabilità dell’amore.
Quel dardo di sicuro l’aveva sentito anche lui!
Ciao Luca,
RispondiEliminadopo "soprattutto di Cicerone" ci vuole una virgola e poi occorre correggere "simile" in "simili"; forse vorrai ire che lo stile è "frutto di ricerca..." e non che non lo sia. Correggi "gli" in "egli" in "gli rivendica". Per il resto il testo va bene, anche se trovo, soprattutto nell'ultimo periodo, un'eccessiva enfasi retorica. Avrei maggiormente sviluppato quanto promesso dal titolo. Il prof.
"dire" e non "ire", pardon
RispondiEliminail prof